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Stéfano II, papa.

Pontefice dal 752 al 757. Membro di una famiglia patrizia romana, successe a Zaccaria, dopo i tre soli giorni di regno del presbitero Stefano (V. STEFANO II, PAPA), che non era stato nemmeno consacrato. Il suo pontificato risultò di grandissima importanza politica, situandosi in un momento molto difficile nella storia del ducato romano, quando già gli imperatori bizantini non si interessavano neanche più alla nomina del duca e il territorio era di fatto governato dal vescovo di Roma. Il re dei Longobardi Astolfo aveva intrapreso una politica espansionista nei possedimenti ancora bizantini, benché negletti, d'Italia: nel 751 aveva occupato l'Esarcato di Ravenna e nel 752 l'intera Pentapoli, volgendo esplicitamente le proprie mire alla conquista del Lazio e del ducato romano. Risultando vani sia i suoi appelli per un intervento diretto dell'imperatore bizantino, Costantino V Copronimo, sia le sue offerte di accordi pacifici con il re longobardo (753), S. decise di rivolgersi ai Franchi. Si recò personalmente a Ponthion (primo pontefice a valicare le Alpi) per chiedere a Pipino il Breve di scendere in armi in Italia, al duplice scopo di liquidare i residui della potenza bizantina e l'espansione longobarda. In cambio dell'annessione al Patrimonio di san Pietro dell'Esarcato e della Pentapoli, il papa consacrò re Pipino e lo nominò anche patricius Romanorum, difensore della città di Roma, legittimando in tal modo la sua sovranità sui Franchi e accrescendo il suo prestigio nel mondo occidentale. L'assemblea convocata dal re a Quierzy deliberò l'intervento franco in Italia e, insieme, ratificò la cosiddetta Promissio carisiaca, con la quale Pipino prometteva al pontefice la cessione dei territori che sarebbero stati ripresi ai Longobardi. Fu probabilmente in questa occasione, per creare una sorta di legittimità storica e giuridica al diritto di prelazione della Chiesa su quelle terre, che S. fece realizzare uno dei maggiori falsi della storia: la Donatio Costantini (V. COSTANTINO), in cui si attribuiva a quell'imperatore l'attribuzione della giurisdizione civile del papa su Roma e sull'Italia. Il pontificato di S., dunque, non solo valse a stabilire quel duraturo e preferenziale legame con il Regno dei Franchi che fu tanto determinante per la storia europea seguente, ma stabilì anche le fondamenta per il successivo sviluppo della potenza temporale della Chiesa e del Papato. Pipino scese in Italia e sconfisse Astolfo in due battaglie, sulle Alpi e nei pressi di Pavia, e S. rientrò in Roma. Nel 756 fu però costretto a chiamare nuovamente in suo aiuto il re dei Franchi, avendo Astolfo stretto d'assedio la città. Il secondo intervento di Pipino fu risolutivo e il papa prese possesso dei territori della Promissio carisiaca che costituirono il nucleo originario dello Stato Pontificio. Alla morte di Astolfo, S. sostenne la successione di Desiderio contro l'altro aspirante Rachi, erede della linea antipapale di Astolfo, in cambio dei territori di Faenza, Imola, Bologna. S. morì mentre erano in corso le trattative e gli succedette il fratello che assunse il nome di Paolo I (m. Roma 757).